Intervista di Paolo Maiorino
Ancora una volta Yngwie è cambiato e lo ha fatto rispettando in pieno il suo stile, in modo radicale ed inequivocabile. E' senz'ombra di dubbio un personaggio molto scomodo, se volete antipatico, al quale sono sovente affibbiate svariate etichette, come quella di virtuoso arrogante oppure di uomo molto presuntuoso. La verità è che Yngwie è perfettamente conscio delle proprie possibilità ed è ben deciso a farle valere, rifiutando qualsiasi compromesso. Non a caso ha rifiutato per ben sette anni di fila la cattedra del G.I.T., il più importante centro accademico chitarristico, senza contare i suoi dinieghi a gente del calibro di Ozzy Osbourne e David Lee Roth, fra gli altri, che avevano tentato di assoldarlo nei loro rispettivi gruppi.
L'estroso svedese, ormai naturalizzato americano, ha imparato molto dal 1983, anno in cui sbarcò alla corte di Mike Varney nel progetto Steeler, ma sarebbe errato pensare che Yngwie fosse più vulnerabile in quel periodo. Tutt'altro, visto che dopo la fugace esperienza con Ron Keel decise di muovere un passo fondamentale entrando a far parte degli Alcatrazz di Graham Bonnet al posto di Steve Vai. La sua carriera si è così snodata lentamente in tutte le fasi necessarie al raggiungimento di uno status tale da consentire al chitarrista scandinavo di poter operare in proprio, sotto l'appoggio della potente Polygram e con un'audience di fans fedelissimi e sempre più numerosi.
Lo avevo conosciuto qualche anno fa, ed in quella occasione mi era sembrato particolarmente polemico ed arrogante, devo ammettere che il tempo lo ha cambiato in meglio, perché se è vero che Yngwie stenta a perdere quell'aria snobistica e provocatoria, è anche vero che ora si è autoimposto uno stile molto originale che ne contraddistingue le risposte. Il terribile incidente di qualche tempo fa, che rischiò di troncarne la carriera, sembra ormai un lontano ricordo, anche se Malmsteen è sembrato piuttosto rilassato a livello fisico. Ciò non gli impedisce, ovviamente, di continuare a lanciare le sue saette, e se i suoi obiettivi preferiti erano prima Eddie Van Halen e Mike Varney, ora il tiro si è ulteriormente allargato coinvolgendo altri nomi, colpevoli a detta di Yngwie di interferire o semplicemente di non adattarsi alla realtà personale del suo microcosmo. "Odyssey" era un grande disco, ma "Eclipse" è anche migliore e, considerando che la line up è stata totalmente modificata, non è poco. La cosa sicura è la consapevolezza che Malmsteen ha ancora molto da offrire e che i suoi improvvisi cambi di direzione vadano analizzati come episodi con continuità storica. In poche parole, Yngwie va preso per quello che è, ossia un grandissimo chitarrista, un ottimo compositore ed un buon performer. La parola, dunque, a "sua Maestà"...
- YNGWIE, PERCHE' NON HAI CONTINUATO A COLLABORARE CON JOE LYNN TURNER?
Beh, per almeno due motivi fondamentali. Il primo riguarda la sua voce... per carità, è un ottimo cantante ma il suo stile non rientrava nel mio concetto, nella mia interpretazione musicale; a me piace molto l'heavy metal e necessito di un singer con stile aggressivo, mentre lui è più adatto a cose più leggere come l'hard rock melodico. Non è che ci fossero problemi personali tra di noi. Quando decisi di includerlo nella mia band era un tentativo, poi non sono rimasto molto soddisfatto del suo contributo su "Odyssey" e non ho di conseguenza ritenuto che fosse il caso di continuare questa collaborazione. Sono molto felice ora con questo nuovo gruppo.
- COME PENSI CHE IL TUO SOUND SI SIA EVOLUTO IN "ECLIPSE", SOPRATTUTTO RISPETTO ALLE PRECEDENTI REALIZZAZIONI E IN PARTICOLARE A "ODYSSEY"?
Credo che "Eclipse" sia l'LP che meglio possa rappresentare il mio stile; mai prima d'ora ero riuscito ad esprimermi così limpidamente. L'album è molto assortito anche se mantiene quello status musicale che tende a privilegiare la chitarra; è un sonud molto americaneggiante. "Eclipse" è il disco che fa finalmente apprezzare il mio lavoro come compositore e penso che i brani contenuti sul vinile possano essere accettati anche da chi non ama necessariamente il suono della chitarra. Come puoi ben vedere sono molto orgoglioso di "Eclipse", anche perché l'ho composto interamente da solo, musica e testi.
- LA LINE UP E' COMPLETAMENTE CAMBIATA, NON E' COSI'?
Sì, il punto è che i ragazzi della vecchia band stavano perdendo in entusiasmo, stavano invecchiando musicalmente. Mano a mano che componevo nuovi brani, mi lasciavo trascinare dall'impeto e mi caricavo molto, ma quando poi andavo in studio a provarli con gli altri, mi accorgevo che la mia carica cozzava contro un muro. Era diventata una routine e a me queste cose non sono mai piaciute. Dagli elementi del mio gruppo pretendo una partecipazione maggiore, loro devono essere il primo riflesso delle mie composizioni. Al contrario, i nuovi elementi sono fantastici, mi hanno ispirato molto nel mio lavoro... E' come cambiare ragazza o lavoro, ad un certo punto ti accorgi che è giunto il momento di smettere, è inevitabile.
- NEL TUO ALBUM LIVE TI SEI LIMITATO QUASI ESCLUSIVAMENTE AL MATERIALE PIU' RECENTE; COME MAI QUESTO BREAK COL PASSATO?
Ci sono diversi punti da analizzare nei confronti di quel disco. Avrei potuto anche realizzare un doppio live, ma la compagnia si è opposta; ci sono stati poi dei rallentamenti sulla data prevista di pubblicazione per il fottuto motivo che si trattava di shows registrati in Unione Sovietica e alla Polygram volevano riservarsi questa carta per Bon Jovi. Insomma, doveva essere lui, la sua band, a realizzare per primo qualcosa laggiù. Così, dopo il Music Peace Festival, ho avuto via libera. Comunque, non ho voluto includere brani del passato per il semplice motivo che la voce di Turner mal si adattava alle tonalità originali di Jeff Scott Soto ed ho preferito perciò evitare un pastrocchio.
- QUINDI, LA TUA IDEA DI REGISTRARE L'LP IN RUSSIA NON AVEVA PRECEDENTI?
No; infatti, avevo effettuato un tour da quelle parti con risultati estremamente soddisfacenti, mi ero esibito in un teatro da diciottomila posti per venti sere ed avevo fatto registrare il tutto esaurito per venti sere di fila!!! A quel tempo nessuno ci aveva suonato, perlomeno a quei livelli, così pensai di incominciare l'esperienza con un live. Poi è venuta fuori questa stronzata di aspettare i Bon Jovi che mi ha veramente rovinato tutto. Non che ci tenessi particolarmente ad essere il primo, solo che mi hanno fatto perdere del tempo prezioso.
- YNGWIE, IN QUEST' ULTIMO PERIODO HAI CERCATO D'IMPORTI COME COMPOSITORE E PRODUTTORE E NON SOLO COME CHITARRISTA?
Perché ero e sono stanco di essere identificato come guitar hero. Il mio è un lavoro assai più completo che parte dalla composizione della musica, alla scrittura dei testi, per finire con la produzione di tutto il progetto. Non ho un metodo particolare, dipende molto dall'ispirazione.
- QUANDO ARRIVASTI NEGLI STATI UNITI FOSTI UNO DEI PRIMISSIMI ALLIEVI DI MIKE VARNEY. DOPO DI TE, UNA SERIE INCREDIBILE DI CHITARRISTI E' SPUNTATA OVUNQUE; COSA PENSI DI QUEST'EVOLUZIONE?
E' proprio questo il punto, amico... non mi interessa essere riconosciuto come guitar hero, ci sono cose più importanti nella musica come le parti cantate o la capacità di sedersi e comporre una canzone. In questo momento non inciderei un altro album strumentale, ma con questo non sto affatto affermando che non lo farò in futuro... mi piacerebbe piuttosto incidere qualcosa con l'ausilio di un'orchestra.
- SEI DUNQUE ANCORA MOLTO CRITICO NEI CONFRONTI DI GUITAR HEROES COME MACALPINE, MARTY FRIEDMAN O JASON BECKER?
Non ho niente di personale contro di loro, è solo che molti non hanno molta 'sostanza' da offrire. Non basta saper suonare velocemente la chitarra, bisogna essere in grado di andare sul palco e regalare alla gente uno spettacolo. E' necessario salire sul palco ed aggredire: io lo faccio da sempre, loro no, tutto qui. Possono pure essere dei mostri in fatto di tecnica, ma non hanno cuore, feeling...
- TI PIACEREBBE COMUNQUE SPERIMENTARE NUOVE COSE?
E perché dovrei cambiare? Non vedo affatto il motivo per cambiare, sono molto soddisfatto della situazione, penso che quando si trova un proprio marchio di fabbrica può essere contro producente cambiarlo.
- TORNANDO AL RADICALE CAMBIAMENTO DELLA LINE UP, HAI PER CASO SEGUITO UN METODO PARTICOLARE NEL SELEZIONARE I NUOVI ELEMENTI?
Ovviamente cercavo gente molto preparata dal punto di vista tecnico e li ho cercati dappertutto, New York, Londra, Miami e Stoccolma. Ed è stato proprio in Svezia che ho trovato gli elementi migliori. Dal punto di vista musicale gli diedi dei brani traccia da imparare per poi vedere come se la cavavano; ovvio che dal punto di vista umano cercavo degli individui con una spiccata personalità. Il loro carattere era fondamentale, soprattutto perché devi passarci un anno intero 'on the road' ed è fondamentale rimanere molto uniti.
- PERCHE' SEI COSI' AUTOCRITICO CON "ODYSSEY"?
Non mi ha soddisfatto. Non ti sto dicendo che sia un cattivo album, dico solo che non è niente di speciale. Non possiede quel tocco magico, quel qualcosa che lo faccia emergere.
- PERCIO' HAI CAMBIATO TUTTO.
Sono molto soddisfatto, ora. L'affiatamento è arrivato spontaneamente e le cose vanno a gonfie vele. Non posso giurarti che la collaborazione con l'attuale line up durerà per lungo tempo, mi limito a dire che ci sono tutte le premesse per un felice proseguimento di collaborazione. Ma spesso non dipende solo da questo, le cose cambiano...
- IN PASSATO HAI FATTO PARTE DEGLI STEELER CON RON KEEL E DEGLI ALCATRAZZ CON GRAHAM BONNET. SUCCESSIVAMENTE, NEL CORSO DELLA TUA CARRIERA SOLISTICA SEI STATO NEL MIRINO DI DAVE LEE ROTH E OZZY OSBOURNE, PERCHE' NON HAI ACCETTATO?
Beh, con Lee Roth non ho ritenuto opportuno iniziare una collaborazione perché il suo stile è drasticamente differente dal mio, così come i suoi interessi... (risolino malizioso ed ironico, nda). Comunque, fa piacere essere richiesti in giro; ho rifiutato Ozzy per lo stesso motivo. Sono lusingato di tanto interesse, ma preferisco continuare per la mia strada.
- IN PASSATO NON HAI AVUTO PAROLE MOLTO CONCILIANTI NEI CONFRONTI DI MIKE VARNEY...
Fu una terribile esperienza incidere l'LP degli Steeler nel 1983, Varney fu un vero aguzzino. Pensa che incidemmo il tutto in appena due giorni. No, MIke è un pessimo produttore e non gliene frega niente dei suoi chitarristi dal punto di vista umano.
- E DI GRAHAM BONNET CHE MI RACCONTI?
Non andavamo molto d'accordo, se è questo che vuoi sapere. Certo, era già un notevole passo avanti rispetto agli Steeler perché almeno negli Alcatrazz mi lasciavano comporre. Considero quell'esperienza molto positivamente, se non altro perché ho avuto la possibilità di girare il mondo suonanado in Giappone, Stati Uniti ed Europa; è stato un passo molto importante nella mia carriera, ma non ho un grande ricordo dei miei rapporti con gli altri elementi del gruppo.
LIVE SHOCK! - YNGWIE MALMSTEEN / CHINA , Roma, Teatro Tendastrisce, sabato 19 maggio 1990
C'è la folla delle grandi occasioni per questo appuntamento lungamente atteso dai kids romani. Il grande Yngwie Malmsteen sbarca nella capitale alla guida del suo manipolo di guerrieri vichinghi e viene portato in trionfo! Ad aprire le ostilità ci pensano gli elvetici China, che propongono un hard rock melodico di buon impatto; ricordano alla lontana i primi Dokken e sembrano fatti apposta per scaldare l'atmosfera col loro heavy ritmato e trascinante. Il set dura 40 minuti e fila via che è un piacere, "Animal Victim" e "Take Your Time" gli episodi migliori con Patrick Mason in buona evidenza. Quando scocca l'ora X, il tendone sembra saturo all'inverosimile e difatti si respira a malapena, confermando che la città di Roma meriterebbe uno spazio ben più decente ed adatto alle esigenze musicali. Yngwie entra subito nell'atmosfera, 'pedalando' all'impazzata sulle note di "Liar" che esplode scatenando la folla paurosamente ondeggiante. "Making Love" si presenta in una versione decisamente più rock, mentre "I'll See The Light Tonight" esalta i vecchi fans di Malmsteen che prendono ad incitarlo mentre lui, beh, sembra davvero a suo agio con la chitarra in mano, tra svisate, scale velocissime ed accenni di tapping da capogiro. L'energia di "You Don't Remember, I'll Never Forget" assale il Tendastrisce convincendo i più restii ad unirsi alla festa ed il popolo metallico intona il coro con un vigore che sorprende lo stesso svedese. Le perle del repertorio di Malmsteen vengono tirate su una ad una, da "Far Beyond The Sun" a "Trilogy", da "Judas" alla dolcissima "Dreaming" dove l'assolo merita la palma del migliore. "Heaven Tonight" è l'inno di battaglia che somiglia però ad un invito alla festa, e la risposta non manca, creando qualche problema al solerte servizio d'ordine. La prima parte si chiude con "Demon Driver" ed un duetto col pubblico. Yngwie dà l'impressione di conoscere ed interpretare alla perfezione il suo ruolo ed ecco che nel bis si parte con con "Black Star" per passare repentinamente a "Spanish Castle Magic" dove Yngwie ricorda a tutti che lui, con la chitarra, ci parla proprio ed è uno spettacolo osservare tutte quelle teste ammirare in adorazione le piroette dell'astro scandinavo. L'ultimo numero è "See You In Hell" e stavolta è proprio finita, con una lunga ovazione. La nuova band asseconda Malmsteen alla perfezione e lo show risulta scorrevole e delizioso, anche se per chi non fosse patito del settore, potrebbe risultare noioso. Yngwie non è soltanto un buon chitarrista, ma è anche un ottimo performer e stasera Roma ne ha avuto la prova più lampante.
(Paolo Maiorino)
Trascrizione di Valeria Guarnieri.
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