Mattia Fontana & Fulvio Trinca
L'incontro con Yngwie era inizialmente fissato per le 16 ma per
problemi di "sonno" è stato rimandato alle 17. Alle 19.15 (!) siamo
finalmente riusciti a parlare con il genio svedese, e, anche se per
problemi di tempo l'intervista non è stata lunga quanto volevamo,
Malmsteen si è dimostrato gentile e disponibile a rispondere a tutte le
nostre domande.
Entrati nel camerino, veniamo accolti dal manager, che se ne andrà
subito, e da April, la bellissima compagna del chitarrista, che resterà
con noi per tutta la durata dell'intervista. Regaliamo ad Yngwie due
bottiglie di Brunello che ci eravamo portati da casa e lui, ovviamente,
si dimostra molto soddisfatto.
A questo punto succede qualcosa di strano: il manager porta via le
bottiglie, April intima ad Yngwie: "Non dire che bevi!!". Questa frase è
pronunciata in inglese, ma gli interessati si accorgono che il
sottoscritto ha intuito e seguono così alcuni attimi di autentico gelo.
Fino a quando Yngwie, prima di cacciare il suo manager dal camerino per
permettergli
di fare l'intervista in santa pace (parole sue/nda) chiede allo stesso
con fare inquisitorio: "Where's the 1981's BRUNEELLLLOOOO ????". Il
manager intimorito lo rassicura dicendogli di aver fatto portare le
bottiglie sul tour bus. Ristabilita la calma, possiamo passare
all'intervista vera e propria.
Yngwie, il tuo ultimo "Millenium" è un lavoro di grandissimo spessore artistico. Quanto tempo hai impiegato per portare a termine l'opera?
"L'opera è stata creata in maniera molto rapida, in circa tre-quattro mesi avevo già scritto tutti i movimenti. Ovviamente la parte di lavoro che ha richiesto un maggior dispendio di tempo e di energia è stato l'arrangiare le partiture di tutti gli strumenti di cui l'orchestra si sarebbe dovuta occupare. Il risultato finale mi lascia completamente soddisfatto, anche perchè un lavoro unicamente orchestrale è qualcosa che ho sempre desiderato fare".
A mio parere, l'album si rifà alle sonorità tipiche del periodo barocco più strettamente legato al virtuosismo solistico di Torelli e di alcune opere di Vivaldi. In "Millenium" c'è una chitarra elettrica al posto del violino, ma la sostanza è la stessa. Sei d'accordo con questa descrizione?
"Credo che la tua descrizione sia corretta, perchè periodo barocco è da sempre quello in cui mi riconosco maggiormente. Anche i nomi da te citati sicuramente hanno influenzato il mio modo di comporre, soprattutto in riferimento a Vivaldi. Vedi, lui è sempre stato uno dei miei artisti favoriti, e conosco così bene le sue opere che è quasi ovvio che alcuni elementi delle nostre rispettive composizioni risultino tanto vicini".
Nei tuoi piani futuri credi che ci sia la possibilità di portare in tour con te l'intera orchestra, così da poter riproporre dal vivo l'intera suite?
"Si, ci penso spesso e credo che in futuro sia un'operazione realizzabile, anche se momentaneamente ci sono altri impegni che devo portare a termine. La priorità assoluta in questo senso è ovviamente il tour di supporto a "Facing The Animal", che tra l'altro mi sta regalando delle grandi soddisfazioni: mi sento ancora molto amato dal pubblico e questo è molto importante per superare lo stress e riuscire ad andare avanti".
Ci sarà un altro album di musica classica sullo stesso stile o "Millenium" rimarrà un episodio isolato nella tua carriera?
"Ci sarà un'altra opera come "Millenium", questo è sicuro, anche se proprio non so dirti quando vedrà luce. Sai, in questo periodo ho composto moltissimo materiale, lo puoi capire anche dall'uscita quasi contemporanea di "Facing..." e di "Millenium", e credo che finito questo tour mi riposerò un po'. La mia intenzione sarebbe quella di far uscire tre o quattro altri rock album, e solo allora mi dedicherò ad una nuova suite. Se proprio ci tieni, posso dirti che il nuovo concerto uscirà fra circa cinque anni".
Due parole anche su "Facing The Animal" ed in particolare sui testi di quel disco: in passato spesso hai rapportato nei testi che scrivevi, il tuo stato psicologico di quel determinato momento. Questo discorso vale anche per "Facing..."?
"Guarda, se devo dirti la verità l'unico testo in cui posso dire di aver descritto il mio personale stato psicologico è "Like An Angel", che è una canzone d'amore dedicatissima al mio angelo, e cioè April. La canzone "Facing The Animal", che ho scritto assieme a Mats, è ispirata a un serial killer russo, un vero figlio di puttana! E poi c'è "Braveheart", che tratta di un condannato a morte, che comunque si è pentito del male che ha fatto e accetta con rassegnazione la sua pena. "My Resurrection", invece, parla di me: la mia vita era una merda ed invece, adesso, tutto va alla grande, non ci credo neppure io!".
Oltre alle tue esperienze personali, da dove trai ispirazione per i tuoi testi? Leggi molto?
"Mi chiedi se leggo? Leggere mi fa impazzire! Leggo in ogni momento! Amo la storia, la geografia, la fisica. Sono un vero e proprio topo di biblioteca... Tutto ciò che leggo mi intriga incredibilmente".
Dunque, ciò che leggi ti influenza a livello lirico?
"Beh, si e no. Non è facile spiegare la parola "ispirazione": io personalmente non saprei dare una definizione di questa parola. Non so cosa mi ispiri veramente, non so se le cose che mi hanno sorpreso (semplicemente leggendo oppure vivendole in prima persona) mi sollecitino a scrivere tracks. E' una cosa che avviene spontaneamente, senza pensarci su più di tanto: potrei scrivere cinquanta canzoni tutte in una volta. Sono in studio ogni santa notte, scrivendo e scrivendo. In questo periodo sono particolarmente prolifico, ho un casino di nuovi brani pronti. Avrò trovato finalmente un equilibrio interiore?"
Durante la tua lunga carriera hai vissuto molte esperienze negative. Come sei riuscito a trovare gli stimoli per non fermarti mai e dove trovi le motivazioni che ti spingono ad andare avanti?
"E' la musica che mi dice di andare avanti, solo la musica. Prima ti ho detto che per me è importante ricevere il giusto feedback da parte del pubblico quando suono dal vivo, e questo è verissimo, ma la musica è ciò che mi spinge ad alzarmi dal letto ogni giorno e a girare il mondo suonando tutte le sere in posti diversi. Stai pur certo che se non amassi la musica così intensamente, avrei già smesso da un bel pezzo".
Insomma, Yngwie Malmsteen ha bisogno della musica!
"E viceversa!!!" (risate generali/nda).
Il music-business: un'esperienza positiva o negativa?
"Oh, potrei parlarti delle mie frustrazioni riguardo al continuo ricambio delle mode e di come i kids seguano gli pseudo-eroi del momento senza concentrarsi realmente sulla musica, sempre alla ricerca della nuova sensazione (magari costruita a tavolino). Io me ne sono sempre sbattuto. D'altronde, suonando quel che voglio suonare, ho un contratto con la Polygram. Al giorno d'oggi può sembrare impossibile che una major si interessi al sound di Yngwie Malmsteen inzichè seguire i nuovi Smashing Pumpkins, ed io, a dirti il vero, ne sono felicissimo!".
Hai avuto la fortuna di suonare con Cozy Powell, come vorresti che fosse ricordato?
"Musicalmente è sempre stato il mio batterista preferito; suonare con lui si è rivelata un'esperienza bellissima, e credo che sia stato uno dei batteristi più importanti della storia del rock, ma quello che a me importa è il fatto che Cozy era un mio grandissimo amico. Non ho perso un grande compagno sul palco, ho perso un amico, e questa è una cosa orribile. Non so veramente che cosa dire".
Dal presente al passato remoto: dicci qualcosa della tua prima esperienza con gli Steeler (a fianco di Ron Keel, poi nei Keel)...
"Ah, ah! Se devo essere onesto, non mi piacque farne parte allora e, ripensandoci anche adesso, fu una cazzata! Era tutto falso, incredibilmente banale, insomma: una gran cazzata! Cosa vuoi che ti dica, ero giovanissimo..."
E gli Alcatrazz?
"Beh, al contrario, quella fu una grande esperienza!".
Come vi trovaste?
"Oh, è davvero una storia buffa! Stavo facendo concerti con gli Steeler a Los Angeles e San Francisco, nei clubs, e si era creato un certo interesse intorno a noi! Tutti parlavano di quel nuovo chitarrista venuto dalla Svezia (ovviamente sto parlando di me stesso, ah ah!): suona da Dio, dicevano... Tutti mi cercavano, finchè non venne a vedermi Ronnie James Dio. Diventammo subito buoni amici (e lo siamo ancora, anche se ci vediamo veramente di rado); poi ci fu anche Phil Mogg degli UFO che mi disse: "sto tentando di riformare la band, saresti interessato?". Cazzo, dissi, e me lo chiedi? Sarebbe fantastico! Amo gli UFO... Phil mi disse che sarebbe passato da casa mia il giorno dopo. Intanto, roba da pazzi, ricevetti una telefonata la mattina dopo (vivevo a casa di un amico, visto che gli Steeler abitavano in un posto di merda!): era Graham Bonnet che mi chiedeva di unirmi alla sua band! Immaginatevi il mio stupore: dovetti scegliere, nell'arco di poche ore, se unirmi a Phil Mogg o a Graham Bonnet! Pensa al mio stato d'animo... La mia scelta furono gli Alcatrazz, anche se al momento non erano una vera e propria band: non c'era un batterista fisso, non c'erano nuove composizioni, non c'era un nome... non c'era un cazzo di nulla. Ma, devo dire, loro mi apprezzavano veramente, e loro piacevano a me! Nonostante ciò, andai a trovare pure Phil, ma quel pomeriggio sembrava drogato, o comunque aveva qualcosa che non andava: insomma, mi apparve la persona sbagliata con la quale lavorare... Così chiamai Graham e gli dissi "okay, sono con voi!". Avevo già una manciata di songs pronte, ed iniziammo a lavorare immediatamente. Insomma, io scrissi praticamente tutto, ed in realtà credevo di essere uno della band, mentre, purtroppo, Bonnet, si credeva la star. Dunque, si scatenarono subito le polemiche, mi accusarono di voler rubare la scena, ma io facevo soltanto il mio lavoro. Un gran casino, e dunque abbandonai! Io volevo essere soltanto me stesso, senza costrizioni di sorta..."
Dunque Bonnet è un pò eccentrico...
"Cristo, puoi dirlo! Lui può essere la persona più simpatica del mondo, e dopo due secondi essere il più rude, un vero bastardo! Un tipo davvero instabile, che ne so: magari è schizofrenico, o qualcosa del genere!".
Okay, lasciamo perdere... quali sono stati i momenti migliori della tua carriera solista?
"Oh, i Rising Force, "Trilogy". Oggi amo particolarmente "Marching Out". "Odyssey", per certi versi, mi piace ancora, e pure "Eclipse" è un buon album. "Fire And Ice", all'epoca, non mi dispiacque affatto, ma appena uscito "Seventh Sign", devo ammettere che quest'ultimo è sicuramente superiore. Vuoi sapere la verità? "Magnum Opus" è veramente una merda, totalmente senza ispirazione, il punto più basso della mia carriera! E' stata colpa del fatto di essermi "fatto" il mio studio personale, cosicchè io potessi dire ai più compagni "ho completato il mio studio privato; avanti, andiamo a suonare qualcosa!"... E così fu!".
D'accordo, in generale, cos'è che ti piace, attualmente?
"Mah... non c'è granchè che mi interessi, oggi. La musica classica mi dà grandi ispirazioni. Uno dei miei preferiti è senz'altro Paganini nelle versioni di Itzak Perlman, così come i rifacimenti flautistici di Vivaldi presentati da James Galloway. Nulla come Bach e Vivaldi... Nessuno ha raggiunto il livello di questi due grandi della musica! Ed il rock and roll è lo stesso, vecchia cosa: credo che "Made in Japan" dei Deep Purple sia la cosa più eccelsa che l'hard rock abbia mai saputo concepire! Oggi come oggi, posso dire che non si può arrivare più in alto. Comunque, ascolto con gran piacere pure Allan Holdsworth e Uli Jon Roth".
Oltre la chitarra, quali strumenti ti ispirano?
"Il violino, e poi il flauto. Lo amo, il flauto. Puoi sentire le tue dita ispirare le note, così come la chitarra ed il violino ma, probabilmente, il soffio della musica, con il flauto, tocca realmente le tue dita!".
Se non avessi suonato, avresti intrapreso qualche altra carriera? Hai un hobby particolare?
"Oh, no: nessun'altra carriera. La musica è tutto per me. In quanto agli hobbies, oh si: le (mie) Ferrari! Mi piace correre con una Ferrari sotto il culo; mi rendo conto che è una passione del cavolo, ma ne posseggo alcune..."
A questo punto entra nel camerino il manager di Yngwie e lo avvisa che fra qualche minuto sarebbero andati al ristorante a mangiare. L'affamato Yngwie ci fa ascoltare un pò del suo repertorio di italiano pronunciando con ottima pronuncia il classico "PAAASTAAA!!!", ma viene interrotto da April che gentilmente ci mostra le foto del piccolo Antonio. Papà Yngwie sembra veramente fiero del suo figlioletto, soprattutto quando April, indicando una foto, dice ironicamente: "Ha le mani da musicista!!". Prima di lasciarci ci diamo appuntamento a pochi minuti prima dello show per le foto di rito con Yngwie che ripete più volte un convinto "No problem". Infatti, appena prima che salisse sul palco, siamo stati accompagnati nel suo camerino (ovviamente con il solito ritardo dovuto al fatto che "si stava facendo i capelli"/nda) dove, oltre ad aver scattato foto, siamo stati informati dallo stesso Yngwie, che la cena, a base di "RAAAVIOOOLI", come dice lui, è stata ottima.
Yngwie, il tuo ultimo "Millenium" è un lavoro di grandissimo spessore artistico. Quanto tempo hai impiegato per portare a termine l'opera?
"L'opera è stata creata in maniera molto rapida, in circa tre-quattro mesi avevo già scritto tutti i movimenti. Ovviamente la parte di lavoro che ha richiesto un maggior dispendio di tempo e di energia è stato l'arrangiare le partiture di tutti gli strumenti di cui l'orchestra si sarebbe dovuta occupare. Il risultato finale mi lascia completamente soddisfatto, anche perchè un lavoro unicamente orchestrale è qualcosa che ho sempre desiderato fare".
A mio parere, l'album si rifà alle sonorità tipiche del periodo barocco più strettamente legato al virtuosismo solistico di Torelli e di alcune opere di Vivaldi. In "Millenium" c'è una chitarra elettrica al posto del violino, ma la sostanza è la stessa. Sei d'accordo con questa descrizione?
"Credo che la tua descrizione sia corretta, perchè periodo barocco è da sempre quello in cui mi riconosco maggiormente. Anche i nomi da te citati sicuramente hanno influenzato il mio modo di comporre, soprattutto in riferimento a Vivaldi. Vedi, lui è sempre stato uno dei miei artisti favoriti, e conosco così bene le sue opere che è quasi ovvio che alcuni elementi delle nostre rispettive composizioni risultino tanto vicini".
Nei tuoi piani futuri credi che ci sia la possibilità di portare in tour con te l'intera orchestra, così da poter riproporre dal vivo l'intera suite?
"Si, ci penso spesso e credo che in futuro sia un'operazione realizzabile, anche se momentaneamente ci sono altri impegni che devo portare a termine. La priorità assoluta in questo senso è ovviamente il tour di supporto a "Facing The Animal", che tra l'altro mi sta regalando delle grandi soddisfazioni: mi sento ancora molto amato dal pubblico e questo è molto importante per superare lo stress e riuscire ad andare avanti".
Ci sarà un altro album di musica classica sullo stesso stile o "Millenium" rimarrà un episodio isolato nella tua carriera?
"Ci sarà un'altra opera come "Millenium", questo è sicuro, anche se proprio non so dirti quando vedrà luce. Sai, in questo periodo ho composto moltissimo materiale, lo puoi capire anche dall'uscita quasi contemporanea di "Facing..." e di "Millenium", e credo che finito questo tour mi riposerò un po'. La mia intenzione sarebbe quella di far uscire tre o quattro altri rock album, e solo allora mi dedicherò ad una nuova suite. Se proprio ci tieni, posso dirti che il nuovo concerto uscirà fra circa cinque anni".
Due parole anche su "Facing The Animal" ed in particolare sui testi di quel disco: in passato spesso hai rapportato nei testi che scrivevi, il tuo stato psicologico di quel determinato momento. Questo discorso vale anche per "Facing..."?
"Guarda, se devo dirti la verità l'unico testo in cui posso dire di aver descritto il mio personale stato psicologico è "Like An Angel", che è una canzone d'amore dedicatissima al mio angelo, e cioè April. La canzone "Facing The Animal", che ho scritto assieme a Mats, è ispirata a un serial killer russo, un vero figlio di puttana! E poi c'è "Braveheart", che tratta di un condannato a morte, che comunque si è pentito del male che ha fatto e accetta con rassegnazione la sua pena. "My Resurrection", invece, parla di me: la mia vita era una merda ed invece, adesso, tutto va alla grande, non ci credo neppure io!".
Oltre alle tue esperienze personali, da dove trai ispirazione per i tuoi testi? Leggi molto?
"Mi chiedi se leggo? Leggere mi fa impazzire! Leggo in ogni momento! Amo la storia, la geografia, la fisica. Sono un vero e proprio topo di biblioteca... Tutto ciò che leggo mi intriga incredibilmente".
Dunque, ciò che leggi ti influenza a livello lirico?
"Beh, si e no. Non è facile spiegare la parola "ispirazione": io personalmente non saprei dare una definizione di questa parola. Non so cosa mi ispiri veramente, non so se le cose che mi hanno sorpreso (semplicemente leggendo oppure vivendole in prima persona) mi sollecitino a scrivere tracks. E' una cosa che avviene spontaneamente, senza pensarci su più di tanto: potrei scrivere cinquanta canzoni tutte in una volta. Sono in studio ogni santa notte, scrivendo e scrivendo. In questo periodo sono particolarmente prolifico, ho un casino di nuovi brani pronti. Avrò trovato finalmente un equilibrio interiore?"
Durante la tua lunga carriera hai vissuto molte esperienze negative. Come sei riuscito a trovare gli stimoli per non fermarti mai e dove trovi le motivazioni che ti spingono ad andare avanti?
"E' la musica che mi dice di andare avanti, solo la musica. Prima ti ho detto che per me è importante ricevere il giusto feedback da parte del pubblico quando suono dal vivo, e questo è verissimo, ma la musica è ciò che mi spinge ad alzarmi dal letto ogni giorno e a girare il mondo suonando tutte le sere in posti diversi. Stai pur certo che se non amassi la musica così intensamente, avrei già smesso da un bel pezzo".
Insomma, Yngwie Malmsteen ha bisogno della musica!
"E viceversa!!!" (risate generali/nda).
Il music-business: un'esperienza positiva o negativa?
"Oh, potrei parlarti delle mie frustrazioni riguardo al continuo ricambio delle mode e di come i kids seguano gli pseudo-eroi del momento senza concentrarsi realmente sulla musica, sempre alla ricerca della nuova sensazione (magari costruita a tavolino). Io me ne sono sempre sbattuto. D'altronde, suonando quel che voglio suonare, ho un contratto con la Polygram. Al giorno d'oggi può sembrare impossibile che una major si interessi al sound di Yngwie Malmsteen inzichè seguire i nuovi Smashing Pumpkins, ed io, a dirti il vero, ne sono felicissimo!".
Hai avuto la fortuna di suonare con Cozy Powell, come vorresti che fosse ricordato?
"Musicalmente è sempre stato il mio batterista preferito; suonare con lui si è rivelata un'esperienza bellissima, e credo che sia stato uno dei batteristi più importanti della storia del rock, ma quello che a me importa è il fatto che Cozy era un mio grandissimo amico. Non ho perso un grande compagno sul palco, ho perso un amico, e questa è una cosa orribile. Non so veramente che cosa dire".
Dal presente al passato remoto: dicci qualcosa della tua prima esperienza con gli Steeler (a fianco di Ron Keel, poi nei Keel)...
"Ah, ah! Se devo essere onesto, non mi piacque farne parte allora e, ripensandoci anche adesso, fu una cazzata! Era tutto falso, incredibilmente banale, insomma: una gran cazzata! Cosa vuoi che ti dica, ero giovanissimo..."
E gli Alcatrazz?
"Beh, al contrario, quella fu una grande esperienza!".
Come vi trovaste?
"Oh, è davvero una storia buffa! Stavo facendo concerti con gli Steeler a Los Angeles e San Francisco, nei clubs, e si era creato un certo interesse intorno a noi! Tutti parlavano di quel nuovo chitarrista venuto dalla Svezia (ovviamente sto parlando di me stesso, ah ah!): suona da Dio, dicevano... Tutti mi cercavano, finchè non venne a vedermi Ronnie James Dio. Diventammo subito buoni amici (e lo siamo ancora, anche se ci vediamo veramente di rado); poi ci fu anche Phil Mogg degli UFO che mi disse: "sto tentando di riformare la band, saresti interessato?". Cazzo, dissi, e me lo chiedi? Sarebbe fantastico! Amo gli UFO... Phil mi disse che sarebbe passato da casa mia il giorno dopo. Intanto, roba da pazzi, ricevetti una telefonata la mattina dopo (vivevo a casa di un amico, visto che gli Steeler abitavano in un posto di merda!): era Graham Bonnet che mi chiedeva di unirmi alla sua band! Immaginatevi il mio stupore: dovetti scegliere, nell'arco di poche ore, se unirmi a Phil Mogg o a Graham Bonnet! Pensa al mio stato d'animo... La mia scelta furono gli Alcatrazz, anche se al momento non erano una vera e propria band: non c'era un batterista fisso, non c'erano nuove composizioni, non c'era un nome... non c'era un cazzo di nulla. Ma, devo dire, loro mi apprezzavano veramente, e loro piacevano a me! Nonostante ciò, andai a trovare pure Phil, ma quel pomeriggio sembrava drogato, o comunque aveva qualcosa che non andava: insomma, mi apparve la persona sbagliata con la quale lavorare... Così chiamai Graham e gli dissi "okay, sono con voi!". Avevo già una manciata di songs pronte, ed iniziammo a lavorare immediatamente. Insomma, io scrissi praticamente tutto, ed in realtà credevo di essere uno della band, mentre, purtroppo, Bonnet, si credeva la star. Dunque, si scatenarono subito le polemiche, mi accusarono di voler rubare la scena, ma io facevo soltanto il mio lavoro. Un gran casino, e dunque abbandonai! Io volevo essere soltanto me stesso, senza costrizioni di sorta..."
Dunque Bonnet è un pò eccentrico...
"Cristo, puoi dirlo! Lui può essere la persona più simpatica del mondo, e dopo due secondi essere il più rude, un vero bastardo! Un tipo davvero instabile, che ne so: magari è schizofrenico, o qualcosa del genere!".
Okay, lasciamo perdere... quali sono stati i momenti migliori della tua carriera solista?
"Oh, i Rising Force, "Trilogy". Oggi amo particolarmente "Marching Out". "Odyssey", per certi versi, mi piace ancora, e pure "Eclipse" è un buon album. "Fire And Ice", all'epoca, non mi dispiacque affatto, ma appena uscito "Seventh Sign", devo ammettere che quest'ultimo è sicuramente superiore. Vuoi sapere la verità? "Magnum Opus" è veramente una merda, totalmente senza ispirazione, il punto più basso della mia carriera! E' stata colpa del fatto di essermi "fatto" il mio studio personale, cosicchè io potessi dire ai più compagni "ho completato il mio studio privato; avanti, andiamo a suonare qualcosa!"... E così fu!".
D'accordo, in generale, cos'è che ti piace, attualmente?
"Mah... non c'è granchè che mi interessi, oggi. La musica classica mi dà grandi ispirazioni. Uno dei miei preferiti è senz'altro Paganini nelle versioni di Itzak Perlman, così come i rifacimenti flautistici di Vivaldi presentati da James Galloway. Nulla come Bach e Vivaldi... Nessuno ha raggiunto il livello di questi due grandi della musica! Ed il rock and roll è lo stesso, vecchia cosa: credo che "Made in Japan" dei Deep Purple sia la cosa più eccelsa che l'hard rock abbia mai saputo concepire! Oggi come oggi, posso dire che non si può arrivare più in alto. Comunque, ascolto con gran piacere pure Allan Holdsworth e Uli Jon Roth".
Oltre la chitarra, quali strumenti ti ispirano?
"Il violino, e poi il flauto. Lo amo, il flauto. Puoi sentire le tue dita ispirare le note, così come la chitarra ed il violino ma, probabilmente, il soffio della musica, con il flauto, tocca realmente le tue dita!".
Se non avessi suonato, avresti intrapreso qualche altra carriera? Hai un hobby particolare?
"Oh, no: nessun'altra carriera. La musica è tutto per me. In quanto agli hobbies, oh si: le (mie) Ferrari! Mi piace correre con una Ferrari sotto il culo; mi rendo conto che è una passione del cavolo, ma ne posseggo alcune..."
A questo punto entra nel camerino il manager di Yngwie e lo avvisa che fra qualche minuto sarebbero andati al ristorante a mangiare. L'affamato Yngwie ci fa ascoltare un pò del suo repertorio di italiano pronunciando con ottima pronuncia il classico "PAAASTAAA!!!", ma viene interrotto da April che gentilmente ci mostra le foto del piccolo Antonio. Papà Yngwie sembra veramente fiero del suo figlioletto, soprattutto quando April, indicando una foto, dice ironicamente: "Ha le mani da musicista!!". Prima di lasciarci ci diamo appuntamento a pochi minuti prima dello show per le foto di rito con Yngwie che ripete più volte un convinto "No problem". Infatti, appena prima che salisse sul palco, siamo stati accompagnati nel suo camerino (ovviamente con il solito ritardo dovuto al fatto che "si stava facendo i capelli"/nda) dove, oltre ad aver scattato foto, siamo stati informati dallo stesso Yngwie, che la cena, a base di "RAAAVIOOOLI", come dice lui, è stata ottima.
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