lunedì 27 febbraio 2012

Intervista pst Eclipse tour 1992


Intervista di Paolo Maiorino


Non avrei mai pensato di poter tornare a parlare di Yngwie Malmsteen tanto presto o perlomeno nutrivo qualche dubbio sulle reali possibilità del musicista svedese di riprendersi dalla grave crisi che lo aveva colpito, crisi di carattere personale e musicale al tempo stesso. D'altro canto non avrei mai neanche immaginato di trovarmelo di fronte in uno strip joint (un club di spogliarello) completamente ubriaco, solo come un cane, ingrassato come mai, rissoso ed irascibile. E' successo circa un anno fa, a marzo del 1991. Alcuni amici di Miami mi avevano portato in un club situato nella lussuosa zona residenziale della città delle Florida, il Roxy. E' proprio lì che ogni sera Yngwie si recava quando non era impegnato in tour o altre attività di carattere professionale. Yngwie si era definitivamente trasferito in Florida dalla California dove era stato trascinato in una serie di episodi certamente non dignitosissimi e dove l'abuso di alcool e droga erano gli ingredienti insostituibili di un'esistenza perennemente noiosa. "Eclipse" uscì nel '90 e segnò il definitivo collasso di Malmsteen: l'album fu praticamente ignorato dalla stampa, più che altro per via dell'atteggiamento provocatorio e sbruffone di Yngwie che può veramente contare su pochissimi amici in un ambiente che solitamente non perdona la mancanza di educazione. Così, dopo un tour altrettanto insoddisfacente, Yngwie è rientrato alla base scomparendo dalla circolazione, proprio mentre la Polygram decideva di disfarsi di lui, del suo virtuosismo chitarristico e di tante speranze e promesse disattese.

Ma ritorniamo al nostro tragico incontro. Eccolo guadagnare uno degli sgabelli del Roxy, lo sguardo duro ma perso nel vuoto, i pochi conoscenti che lo salutano con irriverenza quasi a sbeffeggiarlo... Yngwie siede da solo, gli occhi puntati sul Bloody Mary che il barman gli ha appena servito, le spalle al palco che stasera ospita l'ennesima band di belle speranze che, come la maggior parte di esse, difficilmente varcherà i confini dello stato meridionale. Yngwie è già decisamente alticcio, non è di buon umore e rifiuta la compagnia di un paio di groupies a caccia di una notte da poter ricordare e raccontare, con un musicista, una rockstar, anzi, una ex rockstar. Me lo ricordo ancora Yngwie, quando nella prima metà degli anni '80, esplose al fianco di Ron Keel negli Steeler; un Yngwie diverso, anche ingenuo se vogliamo, ma quello del Roxy è la peggiore deformazione che gli si potesse augurare. Insomma, me ne sto lì, seduto con i miei amici dal lato opposto del bancone e le chiacchiere della gente sono del tipo "Ah, non vorrei proprio finire come lui!" oppure "Se solo avesse saputo amministrarsi meglio..." Lo guardo insistentemente e mi chiedo se ci possa essere qualche speranza che lui possa riconoscermi, visto che l'ho incontrato 'ufficialmente' due volte per altrettante interviste, ma, riflettendoci un momento, forse non è il caso. Il tipo che se ne sta accasciato lì di fronte non è l'arrogante funambolico guitar hero che una volta si permise di insultare sua maestà Ritchie Blackmore per il solo fatto che non lo aveva riconosciuto durante un ricevimento ufficiale. "Ciao, Yngwie, sono Paolo Maiorino di Metal Shock, ti ricordi di me ?"... No... Per attirare la sua attenzione mi viene voglia di dire "Ciao, Yngwie, sai che ti considero tra i più grandi chitarristi di tutti i tempi ?"... Nemmeno, no... magari se è ancora mezzo sveglio si incazza perché non dico 'il più grande di tutti i tempi'. No, decisamente non è il caso e poi che ci sarebbe da dire? Che "Eclipse" è andato male e la sua casa discografica gli ha stracciato il contratto? Se per caso ha finito di pagare quella fiammante Ferrari nera che si trova qui fuori nel parcheggio o se, magari, è affogato nelle cambiali? Così decido di lasciar perdere mentre mi rivelano che negli ultimi tempi è peggiorato a vista d'occhio e praticamente non suona nemmeno più. Improvvisamente, il tono della voce di Yngwie si alza a sproposito, il barman non vuole dargli un altro drink e lui protesta vivacemente. Dalle parole ai fatti in men che non si dica, un paio di clienti cercano di ricondurre il chitarrista alla ragione, ma dei colpi alla rinfusa accendono gli animi, arrivano i due buttafuori, afferrano Yngwie per il bavero e lo sbattono fuori nella polvere, mentre l'irato Malmsteen bestemmia e ricorda a tutti che lui è "un grande uomo di potere e che gliela farà pagare!" "Non è possibile andare avanti così" - sento dire ad uno dei due energumeni - "E' già la terza volta in questo mese, bisognerà impedirgli di entrare la prossima volta". Capitolo chiuso, con sbigottimento da parte del sottoscritto e anche un imbarazzante senso di disagio e di incredulità.

Ma il tempo passa ed arriviamo a pochi giorni or sono, un anno dopo quell'increscioso incidente; durante le festività natalizie mi vengo a trovare nell'ufficio newyorkese dell'Elektra, si parla di Metallica, White Trash, Motley Crue e Scatterbrain. Improvvisamente, Steve, uno dei responsabili della promozione internazionale, mi fa: "Hai ascoltato il nuovo Malmsteen?" "Che? Chi? Come? Quando?" gli faccio io e, come d'incanto, salta fuori l'advance tape di "Fire And Ice", il nuovo lavoro del chitarrista svedese, insieme ad una disponibiltà ufficiosa dell'artista a comunicazioni con la stampa. Stabilito che mi verrò a trovare comunque dalle parti di Miami di lì a poco per altri motivi, chiedo di fissare un appuntamento per un incontro. Yngwie ha pescato un ottimo contratto con l'Elektra quando tutti lo davano per spacciato ed è già una grande sorpresa. Secondo punto d'interesse: non esiste ancora una nuova biografia della band, così mi faccio telefonare qualche giorno dopo per sapere almeno i nomi dei musicisti che hanno affiancato Yngwie, a parte il singer Goran Edman che ho riconosciuto sin dal primo brano in scaletta. Svante Henryson al basso, Mats Olausson alle tastiere e Bo Werner alla batteria: per quattro quinti, dunque, la lineup è rimasta quella di "Eclipse" e l'unico elemento cambiato è proprio il drummer, visto che Michael Von Knorring non ha saputo rifiutare l'allettante offerta di John Sykes, entrando a far parte dei Blue Murder al posto di Carmine Appice. Non solo, dunque, Yngwie è riuscito nel giro di un anno a trovare un'altra etichetta disposta a credere in lui, ma ha saputo mantenere la band legata, nonostante che non si fosse mai distinto per grande considerazione nei confronti dei suoi colleghi. Così, walkman alla mano (e alle orecchie!) consumo il nastro nella speranza di potermi incontrare con il protagonista di questa nostra storia che, certamente, non può essere identificato nell'eroe di turno ma, casomai, nella vittima di un mondo ancora più crudele di quanto si voglia far credere. Quando mi dicono che Yngwie è disposto a fare una chiacchierata stasera al Roxy, mi viene da pensare che a volte la vita gioca proprio brutti scherzi... In un anno è cambiato tutto! E come se il tempo si fosse fermato, Yngwie è ancora seduto lì sullo sgabello, io faccio il passo necessario, mi presento e lui accetta di chiacchierare del più e del meno. L'Yngwie di un anno fa, magari, mi avrebbe preso a pugni. Mi siedo con lui cercando di mascherare il mio imbarazzo... "No, non mi ricordo di essere mai venuto in questo posto!" dico, guardandomi intorno, le cameriere sono diverse, lo stesso barman è cambiato, i miei amici si sono trasferiti a New York, il passato non ci appartiene. Yngwie sembra tornato in forma, almeno spiritualmente, visto che le sue frasi sono piene di proclami, buoni propositi, sogni da realizzare; nessun dubbio, Yngwie è il solito vecchio sbruffone e diamine se questo non è un buon segno!!!!


"Ho passato un periodo profondamente triste dopo il crack di "Eclipse". Credo che il collasso sia dovuto però più ai miei errori precedenti che non allo spessore compositivo del disco in questione. Ho sempre creduto nei musicisti che avevo scelto allora e non a caso sono rimasti tutti con me, anche Michael Von Knorring avrei gradito che restasse e la decisione di lasciare è stata completamente sua. Se mi avessi incontrato qualche tempo fa (mi guardo attorno con fare vago, nda) avresti visto l'ombra di me stesso. Ero ridotto davvero male, ma il principale pregio, ed al tempo stesso difetto, del mio carattere è quello di non mollare mai. Lentamente ho cercato motivazioni tali da permettermi di costruirmi un futuro e alla fine ci sono riuscito!"

- COS'E' CHE VERAMENTE TI RATTRISTAVA, AL DI LA' DELL'INSUCCESSO DELL'ALBUM?

L'atteggiamento della gente! Sembrava come se molti stessero aspettando il mio tracollo con trepidazione. Capisco di non essere simpatico a molti, ma addirittura arrivare ad odiarmi! Mi ha deluso il comportamento dei responsabili della Polydor perché, al di là delle decisioni di carattere commerciale che non sto qui a commentare, potevano comportarsi nei miei confronti con più tatto ed educazione. Ho fatto molti errori nella mia vita... sono un uomo che sinora ha vissuto una vita coraggiosa, trasferendomi negli States dalla Svezia ed affrontando una società che aveva ben poco da insegnarmi e che, comunque, mi trattava come un individuo di secondo piano... Non dirmi che non è successo anche a te! Sei europeo? Allora sei emarginato!

- NON MI RISULTA, YNGWIE. SENZA PARLARE DI MANIE DI PERSECUZIONE, L'ACCUSA MI SA TANTO DI QUALUNQUISMO...

Ma si tratta di esperienza personale; vivendo negli Stati Uniti ho imparato velocemente a non fidarmi di nessuno. Se ancora sono qui a parlarne, lo devo a questa filosofia di vita che, magari, mi ha reso antipatico agli occhi dell'opinione pubblica. Ti sto antipatico?

- CERTO E' UNA DOMANDA DIFFICILE, COMUNQUE IL TUO ATTEGGIAMENTO, SPECIE NEI CONFRONTI DELLA STAMPA, E' SEMPRE STATO DI DIFFIDENZA...

Forse perché avete sempre scritto così tante ca****e sul sottoscritto che non c'era neanche bisogno che mi venivate a rompere il c***o, potevate decidere di farmi dire quello che volevate!

- SEI STATO FORTUNATO ANCHE NEL TROVARE UN'ETICHETTA, E PER GIUNTA DEL LIVELLO DELL'ELEKTRA, DISPOSTA A CREDERE IN TE...

Sì, un misto di fortuna e merito perché in tanti anni e albums qualcosa di buono devo averlo fatto anch'io... Importante è stato il fatto che il gap di tempo tra la fine del tour di "Eclipse" e la firma del nuovo deal non fosse stato lungo al punto da creare uno stato di frustrazione irrisolvibile.

- QUALCUNO HA ANCHE DETTO CHE ERI D'ACCORDO CON LA NUOVA CASA DISCOGRAFICA GIA' DA MOLTO TEMPO...

Ca****e!! Magari fosse stato così, non avrei avuto problemi, visto che il nuovo materiale era praticamente già tutto pronto. Comunque sia, alla fine siamo riusciti a tornare e "Fire And Ice" farà rimpiangere molte cose a molte persone...

- QUALCHE TEMPO FA SI PARLAVA DI UNA TUA POSSIBILE PARTECIPAZIONE AD UN PROGETTO CHE INCLUDEVA ANCHE DAVID COVERDALE DEI WHITESNAKE E CARMINE APPICE, POI NON SE NE FECE PIU' NULLA; FORSE LA POCO FELICE ESPERIENZA CON JOE LYNN TURNER TI HA SCORAGGIATO IN QUESTO SENSO?

Sicuramente sì. Dopo il primo approccio con gli Steeler avevo sempre evitato di dover lavorare con altri caratteri che si sarebbero inevitabilmente scontrati col mio. C'è chi nasce con una predisposizione ad eseguire determinate mansioni, chi invece riesce meglio degli altri a stabilire i compiti per tutti. Io credo di appartenere alla seconda categoria, ma non ho mai imposto niente a nessuno. I musicisti che hanno suonato con me sapevano le regole del gioco e li ho sempre considerati persone adulte. Anche Joe Lynn Turner sapeva come stavano le cose, ma in studio cercò di mettermi sotto con la sua presunta forte personalità e con l'esperienza di anni e anni di lavoro... Ho cercato di ignorarlo e già mi stavo pentendo della mia scelta, poi durante il tour i nostri rapporti sono sensibilmente peggiorati e lui pretendeva di essere il frontman solo perché era il vocalist. La mia musica volge intorno alla mia chitarra e su questo non credo ci siano dubbi, ma ciò che veramente mi sconvolgeva erano le sue motivazioni che culminavano nell'inesauribile bisogno di attenzioni, di affetto da parte delle fans, di sentirsi dire quanto era bravo...

- MI STAI DICENDO CHE TURNER ERA MALATO DI PROTAGONISMO, UNA DELLE ACCUSE SOLITAMENTE RIVOLTE A TE?

Il mio eventuale protagonismo deriva da esigenze strettamente musicali, non ho bisogno di sentirmi amato o intervistato di continuo... Se non voglio che gli altri musicisti del mio gruppo facciano interviste, non è per egoismo o gelosia, quanto piuttosto perché questo è il mio gruppo e sono l'unico che può parlarne nella maniera più completa e soddisfacente; gli altri hanno per forza di cose una conoscenza limitata e possono limitarsi alla loro fetta di torta, se capisci cosa voglio dire...

- SI', CERTO, MA E' ANCHE VERO CHE, COME DICEVI TU STESSO PRIMA, NON E' CHE IL PERSONAGGIO MALMSTEEN ABBIA UN RAPPORTO IDILLIACO CON LA STAMPA...

No, l'abbiamo già detto, la stampa mi annoia e, specie in America, ci sono troppi magazines, troppi programmi radiofonici e televisivi...

- E TE NE LAMENTI? E' STATO PROPRIO TUTTO QUESTO A SCATENARE L'INTERESSE DELLA GENTE E L'ESPLOSIONE DEL GENERE CHE OGGI GIGANTEGGIA NELLE CHARTS...

Forse sì, forse hai ragione tu, ma questa interpretazione mi sembra riduttiva nei confronti dei meriti delle bands, non ti pare? (Sì, sono d'accordo, diciamo allora che è stato un concorso di meriti... nda)

- YNGWIE, IL TUO ULTIMO ALBUM CONTIENE BEN QUATTRO BRANI STRUMENTALI SU UN TOTALE DI QUATTORDICI... A DISTANZA DI QUASI DIECI ANNI DALL' ESPLOSIONE DI MALMSTEEN COME MAGO DELLA CHITARRA ED IL CONGUENTE AVVICENDARSI DI EREDI (MACALPINE, VINNIE MOORE, SATRIANI, RITCHIE KOTZEN, CACOPHONY, ECC...) NON CREDI SIA UN TANTINO ANACRONISTICO RIVENDICARE UN APPROCCIO COSI' LEGATO ALLA CHITARRA SOLISTICA?

Tutto ciò che è accaduto non deve interessarmi minimamente, io sono sempre rimasto fedele a me stesso e credo che con un vocalist si possano ottenere determinati risultati, rinunciando necessariamente ad altri punti tipici del discorso strumentale. "Fire And Ice" porta la mia evoluzione ad uno stadio successivo a quello di "Eclipse" ed era l'obiettivo minimo che mi ero prefissato. Chiaro che per via delle esperienze affrontate non ritengo possibile, almeno nel medio raggio, l'ipotesi di suonare con musicisti di un certo nome, anche perché non mi interessa affatto legare il mio nome ad operazioni puramente commerciali.


Giusto il tempo di salutare Yngwie e per analizzare, come spesso mi capita, un personaggio subito dopo averlo incontrato. Non c'è alcun dubbio che la natura di Malmsteen è chiaramente dominata dall'egocentrismo, ma c'è qualcosa di ammirevole nella sua netta determinazione, nel suo volersi imporre a uomini e leggi di mercato. Rispetto ad un anno fa, Yngwie è uscito camminando dal Roxy, salutato con affetto dai presenti. Un nuovo tour lo aspetta con ansia e sarebbe veramente sprecato affogare questa rinnovata linfa vitale nell'alcool o nella droga. Per ora Yngwie è tornato, viva Yngwie!!

Trascrizione di Valeria Guarnieri.


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