sabato 10 marzo 2012

Intervista del 1989 dopo il Tour di Odyssey

Intervista di Roberto Gandolfi


      Yngwie Malmsteen, l' alternativa tecnica al funambolismo gustoso e pieno di vita di Eddie Van Halen, l' esecutore più veloce di scale eolie e frigie che il rutilante mondo dell' heavy possa vantare, sta forse passando il momento più delicato di tutta la sua carriera artistica. In effetti, anche se non c'è nulla a livello ufficiale che possa confermare quanto appena scritto, sono proprio le voci di corridoio a raccontarci di un Malmsteen non proprio soddisfatto dell' esperimento con Joe Lynn Turner, nonostante "Odyssey" contenesse del buon materiale (soprattutto dal punto di vista compositivo), ed ora pronto a prendersi un momento di pausa prima del suo prossimo assalto al mercato.
      Dobbiamo quindi intendere come puro pretesto per prendere tempo la pubblicazione di un capitolo dal vivo registrato in Unione Sovietica, più che come la elaborazione o la chiusura di un episodio del suo percorso artistico. Così, nei prossimi mesi lo scandinavo passerà il suo tempo a studiare una formula con cui si dovrà ripresentare il prossimo anno o cercherà di trovare un altro jolly che sia in grado di portare il giusto equilibrio compositivo tra partiture tecniche e melodia. In caso contrario, Yngwie potrebbe cominciare a non essere più un buon affare per le majors (vi ricordo che già nel periodo che intercorreva tra "Trilogy" ed il suo rilancio si era parlato nelle alte sfere della discografia statunitense di affiancarlo ad uno o più songwriters), e di conseguenza la sua buona stella potrebbe anche finire per tramontare: peraltro, anche dal punto di vista fisico l' axeman svedese non sembra essere ancora a mille e nella sua ultima tournée europea lo ha ampiamente dimostrato.
      Anche in quel di Milano, nonostante lo show sia stato di buon livello, l' uso dell' arto infortunato non è parso ottimale soprattutto se teniamo conto che in qualsiasi esibizione precedente al suo incidente, l' asso scandinavo era sempre apparso molto più fluido nell' esecuzione dei brani in repertorio.
      Il vostro H M ha sfidato la natura taciturna del guitar hero in questione, si è recato nella tana del lupo per incontrarlo e fare con lui il punto della situazione, approfittandone anche per ripercorrere velocemente i momenti più importanti della sua carriera solista.

- PER QUALE MOTIVO HAI LASCIATO GLI ALCATRAZZ ?

Credo che il motivo principale per cui io ed il resto del gruppo non andavamo più d' accordo fosse legato al fatto che il nostro modo di sentire la musica, ma anche di viverla, era diventato molto diverso, quasi insostenibile...o forse eravamo stati sempre differenti in ciò, solo che tale diversità si sono poi manifestate andando avanti nel tempo e con gli albums. Sai, mano a mano che progredisci crescono a dismisura anche le tue esigenze e le mie non erano più similari a quelle degli altri.

- NON SI TRATTAVA ANCHE DEL FATTO CHE NELLO STESSO NUCLEO SI TROVAVANO DUE LEADERS ?

Forse il motivo era anche questo, ma non perché volevamo comandare contemporaneamente; innanzitutto, io e Graham avevamo due caratteri molto forti che spesso entravano in contrasto, poi si trattava di due differenti modi di pensare e questo ha inciso circa la mia permanenza nella band.

- IL SOLO INTRODUTTIVO DI "HOT ON YOUR HEELS" SU "STEELER" E' UN PASSO IMPORTANTE DELLA TUA CARRIERA DAL PUNTO DI VISTA TECNICO...

Ho capito quello che intendi e credo che tu abbia ragione: infatti, a ben pensarci, quello è stato il mio primo tentativo di esprimermi a quel modo con fraseggi insomma che poi sarebbero diventati tipici del mio stile fino ad oggi. Essenzialmente si tratta di un insieme di armoniche 'basse', diminuite e scale frigie, anche se poi ho dovuto lavorare molto su questo modulo espressivo.

- PER QUALE MOTIVO HAI PRODOTTO I THIRD STAGE ALERT DI GIULIO LOMMA ?

Principalmente perché nella band c' erano un paio di buoni amici miei e poi perché mi sono divertito a fare le linee melodiche per "Adagio For A Dead Soldier". Si è trattato, comunque, di un' operazione a basso budget per cui abbiamo dovuto fare le cose un poco in fretta, senza rifinire o ritoccare gli arrangiamenti come avremmo poi voluto.

- COME TI SEI SENTITO NEL RUOLO DI PRODUTTORE ?

Si trattava della prima volta e come tale ero posseduto da una certa frenesia, ricordo che ero sempre impegnatissimo e concentratissimo anche perché non avevo l' esperienza necessaria per fare quel lavoro. Comunque, per il futuro, mi piacerebbe tentare di nuovo di produrre qualche formazione interessante, magari del mio paese d' origine, anche se non ho ancora deciso nulla a riguardo.

- "ODYSSEY", A MIO PARERE, E' IL TUO LAVORO PIU' COMPLETO, IN QUANTO EQUILIBRA LA COMPONENTE TECNICA CON QUELLA COMPOSITIVA; QUESTO, A DIFFERENZA DEI PRIMI TRE. SEI D' ACCORDO ?

Non sono così d' accordo con te quando dividi compositivamente i primi tre lavori dall' ultimo, in quanto io credo che le grosse differenze siano tra i primi due e gli ultimi: "Trilogy", infatti, è compositivamente paragonabile ad "Odyssey" o forse l' ultimo lavoro in studio lo si può considerare quale un' evoluzione a livello songwriting rispetto al precedente. Forse la vera differenza tra gli ultimi due 33 risiede nel fatto che la voce di Joe Lynn Turner ha reso "Odyssey" più commerciale, forse più adatto al mercato americano. E' un dato di fatto che buona parte di questo lavoro sia dal punto di vista compositivo e sonoro piuttosto pesante, nel senso che non si tratta certa di 'wimp-rock', solo che Joe ha cantato tutto il materiale con il suo stile personale e credo che questa sia una cosa buona perché non penso che tutti i 33 debbano avere lo stesso impatto o meglio la stessa impronta.

- COME RITIENI SIA STATA LA TUA ESPERIENZA CON JOE LYNN TURNER ?

Credo sia stata un' esperienza in parte positiva, nel senso che ho lavorato con una personalità molto diversa dalla mia ed il risultato è stato più che buono visto che lui ha grandi capacità vocali, anche se a volte il suo stile è un po' troppo AOR. Se tra noi c'è stato qualche problema, si è trattato esclusivamente di incomprensioni umane, non professionali, nel senso che non sempre riuscivamo a capirci.

- TU CHE SEI UNO DEGLI ESPONENTI PIU' AUTOREVOLI DELL' ULTIMA GENERAZIONE DEI FUNAMBOLI DELLA CHITARRA, COSA PENSI DEI VECCHI MITI DI QUESTO STRUMENTO ?

Su tutti devi mettere Hendrix perché lui è stato l' unico veramente insostituibile e poi adoro Blackmore, così come mi piace molto anche Eddie Van Halen che ha fatto molto per la tecnica chitarristica; ma se devo essere sincero fino in fondo, ti dirò che non ho mai amato molto né Jimmy Page né Jeff Beck, forse perché - a mio parere - questi ultimi due non sono mai stati così espressivi, non hanno mai avuto del reale mordente !!

- BLACKMORE AVEVA UN APPROCCIO ALLA CHITARRA CLASSICHEGGIANTE; UN PO' COME IL TUO ?

Non come me, visto che il suo primo chitarrismo era orientato verso altre cose, forse più bluesy; poi, invece, ha ripreso fughe classiche e le ha trasposte sulla chitarra ed in questo è stato grande.

- QUAL' E' LA TUA ATTITUDINE VERSO LA MUSICA CLASSICA ?

E' ancora la mia principale influenza: io ho sempre amato ascoltarla e studiarla, cercare di capirne i segreti per incorporarli il più possibile. Così mi è sempre piaciuto anche il tentare di riproporre qualche brano classico secondo il mio modo di vederlo e sentirlo. La classica che ascolto di più è legata a nomi come Bach, Vivaldi, Paganini, mentre Mozart - pur se eccellente - è forse un po' troppo allegro per i miei gusti, ma mi ha sempre affascinato il fatto che fosse un genio per come riusciva a comporre così di getto la sua musica senza nemmeno rileggerla...tutte quelle partiture...wow !! Ah, ho dimenticato anche Albinoni e Beethoven...

- QUAL' E', INVECE, LA TUA ATTITUDINE NEI CONFRONTI DELLA VITA DOPO L' INCIDENTE ?

Beh, è normale che sia cambiata in quanto ho rischiato di morire e questo mi ha segnato profondamente, anche se credo che da quel momento in poi ho imparato ad apprezzare di più le cose della vita, fossero anche cose di scarsa importanza. E' tutto registrato nel mio subconscio per cui forse un giorno o l' altro qualcosa riemergerà...per ora ho dimenticato ed assorbito tutto piuttosto bene.

- COM' E' NATO IL TUO STILE UNICO ?

Forse perché ho cercato di inglobare nella mia tecnica il suono del violino e parte della sua tecnica, del suo fraseggio, trasponendolo poi in senso chitarristico: da questo punto esatto si è evoluto il mio stile. Questa è l' idea primigenia, il resto è venuto col tempo e con molto lavoro.

- COME HAI PASSATO I TUOI ULTIMI MESI DOPO LA TOURNEE ITALIANA E COSA CONTI DI FARE ADESSO ?

Ho passato uno splendido Natale a casa mia in Scandinavia, dopo aver terminato quest' ultimo tour che è stato massacrante perché mi ha portato in giro per il mondo nell' ultimo anno e mezzo. Ricordo con emozione l' ultima parte della tournée in Unione Sovietica; là avevamo registrato tutto anche perché si trattava di un evento. Poi il materiale è risultato essere così buono da pensare ad un disco dal vivo che potesse immortalare quel momento e che mi desse anche più tempo per preparare il nuovo 33 in studio.

- HAI GIA' IDEA SU COME SARA' ?

Sì, ho già inciso parecchi spunti e stilisticamente credo che non ci saranno grosse differenze dagli ultimi due lavori. Forse agirò maggiormente sulla compattezza sonora del prodotto, anche se è meglio che ne riparliamo a prodotto realizzato...è meglio non mettere mai il carro davanti ai buoi !

Trascrizione di Valeria Guarnieri.

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